La parola sistematico evoca l’immagine di attività sequenziali che possono essere eseguite ripetutamente per arrivare ad un risultato desiderato. Innovazione viene invece spesso associata con creatività, che frequentemente indica un processo imprevedibile e non strutturato. Nonostante ciò il termine “Innovazione Sistematica” non è un ossimoro. Il pilastro della Teoria per la Soluzione dei Problemi Inventivi (TRIZ) è la presa di coscienza che le contraddizioni possono essere metodicamente risolte attraverso l’applicazione di soluzioni innovative. Questa è una delle tre premesse su cui è basata la teoria:
- il design ideale è un obiettivo
- le contraddizioni aiutano a risolvere i problemi
- il processo innovativo può essere strutturato sistematicamente
L’assunto che non sia possibile sfruttare e controllare il processo innovativo non solo è limitante, ma anche non corretto. L’ispirazione non deve necessariamente essere casuale. Gli utenti di TRIZ dimostrano continuamente che applicare soluzioni comuni per la risoluzione delle contraddizioni, identificate in problemi simili nel mondo dei brevetti, migliora radicalmente il design di sistemi e prodotti. Una volta che il problema è stato modellato in termini di contraddizione, esistono metodi per la soluzione di queste contraddizioni. Questi metodi evolvono rapidamente e sono disponibili. La chiave per capire come sia possibile l’innovazione sistematica sta nell’individuare le “soluzioni comuni” nei brevetti innovativi di tutto il mondo.
Altshuller mise in discussione le convinzioni generali riguardanti il processo creativo. Nel suo libro “Creativity as an Exact Science”, Genrich Altshuller cita il drammaturgo Rosoy sull’argomento:
"Tutti sanno che l’azione della creatività non è controllabile, non risponde nemmeno allo sforzo più potente o al comando più perentorio. Mi sembra che l’artista ragioni fino al momento della creazione e anche dopo, ma nell’istante dell’atto del creare non rifletta consciamente su di essa".
Rosoy individua il problema che tormenta inventori e artisti: come possiamo controllare dei processi che sembrano eludere la nostra comprensione mentale?
Il brainstorming è una tecnica popolare per catturare le idee che giacciono nel nostro subconscio. Frequentemente i metodi di brainstorming lavorano cercando di farci pensare al problema da una nuova prospettiva. Domande tipiche di questo approccio sono:
- Perché state lavorando a questo problema?
- Cosa succederebbe se volessi ottenere l’effetto/soluzione opposta?
- Cosa succederebbe se il processo fosse più veloce?
- Cosa succederebbe se cambiassimo un elemento?
William Gordon negli anni 60’ cercò di sviluppare una tecnica per migliorare il brainstorming: Synectics scoprendo che esiste una sinergia fra il brainstorming, il pensiero critico ed il pensiero per analogie e che è quindi utile creare una struttura in grado di collegare questi modelli di pensiero. Una tecnica prevede di immaginare di “essere il prodotto” oggetto di indagine e di cercare di immaginare quindi come risolvere il problema “dall’interno”.
Tutti questi metodi, eccetto Synectics, hanno una curva di apprendimento rapida e sono comunque più efficaci per risolvere il problema rispetto a dei tentativi casuali (Trial and Error). Vero è che Thomas Edison fu un promotore del metodo Trial and Error, affermando che “il genio è l’1% ispirazione e il 99%" . Val la pena notare però che Edison aveva diverse centinaia di assistenti e fu quindi in grado di effettuare migliaia di tentativi per arrivare ad un’idea…. Utilizzando questo metodo Edison necessitò spesso di oltre 50.000 tentativi prima di ottenere un’invenzione.
La maggioranza dei tradizionali processi per incrementare la creatività presentano un difetto sostanziale: la loro utilità si riduce al crescere della complessità del problema. Il Trial and Error è usato in maggiore o minor grado in ogni processo inventivo, ed il numero dei tentativi necessari aumenta con la difficoltà del problema. La ricerca di alcune soluzioni potrebbe richiedere persino un tempo superiore alla vita dei solutori stessi.
Fu proprio questa la sfida di Altshuller: facilitare la soluzione di problemi complessi e trasmettere questo “processo solutivo” ad altri. La sua determinazione nel miglioramento del processo creativo ha portato alla creazione di TRIZ.
Lavorando per lo sviluppo di una “scienza” della creatività, le domande fondamentali che si pose furono:
- Come può essere ridotto il tempo richiesto per inventare?
- Come può essere strutturato un processo per migliorare la capacità di pensiero innovativo?
Cercando la risposta a queste domande, Altshuller intuì come sia difficile per uno scienziato pensare al di fuori dei propri campi di competenza, in quanto questo tipo di pensiero richiede l'utilizzo di tecnologie e “linguaggi” diversi da quelli usuali. Altshuller (insieme al suo sempre più nutrito gruppo di colleghi) iniziò ad analizzare le soluzioni innovative che emergevano dai brevetti. Identificando percorsi solutivi comuni in tecnologie differenti, superò il problema della ridotta visione dovuta alla specializzazione e potenziò drasticamente il processo inventivo. Oggi chiunque sia in grado di pensare può essere inventivo… e chi è già inventivo può divenire ancora più efficace. Negli anni 80’ Altshuller stimò che fossero stati creati circa un centinaio di istituti TRIZ e “scuole di pensiero”. Queste organizzazioni hanno contribuito ad allargare i confini della teoria TRIZ, applicandola con successo alle situazioni reali e identificando nuovi principi attraverso l’analisi dei processi che li avevano portati alle soluzioni
Testo estratto da: Innovazione sistematica - un'introduzione a TRIZ, la teoria per la soluzione dei problemi inventivi - John Terninko, Alla Zusman, Boris Zlotin Traduzione di Sergio Lorenzi
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